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132 notte decima

e bello, fra se stesso deliberò quello ascendere, ed ivi abitare e la vita sua finire. Dimorando adunque l’asino in questo pensiero, guatava intorno se da alcuno fusse veduto; nè vedendo alcuno che noiar lo potesse, animosamente salí il monte; e con molto diletto e piacere si pose a pascolare, ringraziando tuttavia Iddio che liberato l’aveva dalle mani dell’iniquo e crudel tiranno, e che sí ottimo cibo per sostentamento della sua misera vita trovato aveva.

Abitando il buon asino sopra il monte e pascendosi di morbide e minute erbe, tenendo tuttavia il basto sopra ’l dorso, ecco un fiero leone uscire d’una cieca caverna; e veduto l’asino e quello attentamente mirato, molto si maravigliò ch’egli avesse avuto tanta arroganza e tanto ardire di ascendere il monte senza sua licenza e saputa. E perciò che il leone per l’adietro non aveva mai veduti di tal spezie animali, temette forte di piú innanzi andare. L’asino, veduto il leone, si sentí arricciare tutti i peli; e per la súbita paura cessò di mangiare, nè ardiva pur di moversi. Il leone, preso pur ardire, fecesi inanti e disse all’asino: — Che fai tu qua, o buon compagno? Chi ti ha data licenza di salir qua su? E chi sei tu? — A cui l’asino insuperbito con ardito animo rispose: — E chi se’ tu che m’addimandi chi sono io? — Il leone, maravigliandosi di tal risposta, disse: — Io son il re di tutti gli animali. — Disse l’asino: — E come ti chiami per nome? — Rispose egli: — Leone è il nome mio: ma il tuo come si appella? —- Allora l’asino, fatto piú animoso, disse: — Ed io mi chiamo Brancaleone. — Questo udendo, il leone disse: — Costui veramente debbe esser piú possente di me.— Disse il leone: — Brancaleone, il nome e ’l parlar tuo chiaramente mi dimostra che tu sei piú possente e piú gagliardo di me; ma voglio che noi facciamo alcuna isperienza. — All’ora crebbe maggior ardire all’asino; e volte le natiche contra del leone, disse: — Vedi tu questo basto e la ballestra ch’io tengo sotto la coda? s’io te la facessi provare, tu morresti di spasmo. — E cosí dicendo, trasse una coppia di calzi nell’aria e mollò alquante rocchette, che fecero il leone stordire. Sentendo il leone il gran rimbombo di calzi e ’l