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122 notte nona

donna molto saputa e dottrinata, e a tal effetto astutamente condotta; e disse: Indigentne dominationes vestrae re aliqua? Placet, ut sternantur lectuli, ut requiem capiatis? Queste parole della fante resero maggior stupore a’ fiorentini; e si misero a ragionar con esso lei. La quale, poscia che ebbe parlato di molte cose, tuttavia latinamente, entrò nella teologia; e tanto catolicamente parlò, che non vi fu veruno che non la comendasse molto. Mentre la fanticella ragionava, venne un vestito da fornaio, tutto di carboni tinto; e intesa la disputazione che facevano con la fantesca, s’interpose, e con tanta scienza e con tanta dottrina interpretò la scrittura sacra, che tutti e dottori fiorentini tra se affermavano non avere per lo adietro mai udito meglio.

Finita la disputatione, se ne andorono i fiorentini a riposare: e venuto il giorno, fecero tra loro consiglio si partirsi o andar dinanzi doveano. E dopo molto contrasto determinorono partire esser migliore, per ciò che, se ne gli agricoltori, se ne gli osti, se ne’ fanti e nelle femine è tanta dottrina, che saria44 nella città, dove sono uomini consumatissimi e che ad altro non attendeno che alli continovi lor studii? Fatta adunque la deliberazione, senza indugio alcuno, nè pur vedute le mura della città di Bergamo, montarono a cavallo e verso Firenze presero il camino. E in tal maniera i bergamaschi con la loro astuzia furono contro i fiorentini vittoriosi. E da quell’ora in qua i bergamaschi ebbero un privilegio dall’Imperatore, di poter sicuramente andar per tutte le parti del mondo senza impedimento alcuno. —


il fine della notte nona