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118 notte nona

legata la coda e aver il fuoco alle natiche, corse in casa; e per un pertuggio si mise in una camera appresso quella dove il prete ancor dormiva, e tutta paventata fuggí sotto la lettiera, dove era gran copia di lino. Nè stette molto, che il lino, la lettiera e tutta la camera cominciò ardere. Pirino, vedendo che la casa di pre’ Papiro Schizza s’abbrusciava e che quasi non vi era piú rimedio di estinguere il fuoco, cominciò ad alta voce Gridare: Prestule, prestule, surge de reposorio, et vidde ne cadas in gaudium, quia venit saltagraffa et portavit carniscoculum; et nisi succurras domum cum abundantia, non restabit tibi substantia. Pre’ Papiro, che ancor nel letto giaceva e dormiva, udita l’alta voce di Pirino, si destò e porse l’orecchie al gridare che ei faceva; ma non comprese quello che Pirino diceva, per ciò che non si rammentava delle parole che dette l’aveva. Il fuogo già d’ogni parte della casa operava la sua virtú; nè li mancava se non entrare nell’uscio della camera dove dormiva il prete, quando pre’ Papiro si destò e vidde che tutta la casa ardeva. Onde levatosi di letto, corse per estinguere il fuoco; ma non vi fu tempo, per ciò che ogni cosa ardeva e appena scampò la vita. E cosí pre’ Papiro nudo di beni temporali nella sua ignoranza rimase; e Pirino, della ricevuta ingiuria grandemente vendicato, lasciata la cura de’ porci, meglio che puote a Padova ritornò: dove diede opera all’incominciato studio; e famosissimo uomo divenne. —