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6 | notte sesta |
Ma penso, ahimè, che ’n lei la tua possanza
non è di tal valor, che stringa il freno
a l’alto suoi pensier d’onestà pieno;
ch’assai mi dà desir piú che speranza:
anzi veggio ne’ bei modi temprati
quasi molesta farsi in te fortuna,
si che ’l suo nome vive, il tuo s’imbruna.
Finita che fu la vaga e dilettevole canzonetta, Alteria, a cui toccava il primo luogo di favoleggiare, messa giú la viola e il plettro, che aveva in mano, alla sua favola in tal modo diede principio: —