Pagina:Straparola, Giovanni Francesco – Le piacevoli notti, Vol. I, 1927 – BEIC 1930099.djvu/90

84 notte seconda

buon piacere aperse. Entrato adunque Carlo nella piccioletta cucina, e veggendo la damigella piena di grazia e d’incomprensibile bellezza, dell’amor suo piú furiosamente imfiammato, pensò ogni suo disordinato appetito allora del tutto adempire: e se le aventò addosso, non altrimenti che volonteroso ed affamato veltro alla timidetta lepre. Ma la misera Teodosia, avendo li biondi capei sparsi dopo le spalle, ed essendo tenuta stretta nel collo, divenne pallida e debole, di modo che quasi piú movere non si poteva. Laonde ella levò la mente al cielo, ed a Iddio dimandò soccorso. Appena era fornita la mentale orazione, che Teodosia miracolosamente sparve, ed a Carlo Iddio sí fortemente abbarbagliò il lume dell’intelletto, che piú cosa buona non conoscea, e credendo egli di toccar la damigella, abbracciarla, basciarla e in sua balía averla, altro non stringeva, altro non abbracciava nè basciava se non pentole, caldaie, schidoni, scovigli ed altre simili cose che erano per la cucina. Avendo giá Carlo saziata la sua sfrenata voglia, ed il vulnerato petto da capo moversi sentendo, corse ancora ad abbracciar le caldaie, non altrimenti che le membra di Teodosia fussero. E sí fattamente il volto e le mani dalla caldaia tinte rimasero, che non Carlo, ma il demonio pareva.

In questa guisa adunque avendo Carlo saziato il suo appetito, e parendogli oggimai tempo di partirsi, cosí di nero tinto scese giú della scala. Ma i duo servi che presso l’uscio facevano la guardia che niuno entrasse o uscisse, veggendolo cosí contrafatto e divisato in viso, che piú di bestia che di umana creatura la sembianza teneva, imaginandosi che il demonio o qualche fantasma egli si fusse, volsero come da cosa mostruosa fuggire. Ma fattisi con miglior animo all’incontro, e guatatolo sottilissimamente nel volto, e vedutolo sí diforme e brutto, di molte bastonate il caricorono, e con le pugna, che di ferro parevano, tutto il viso e le spalle li ruppero, nè li lasciorono in capo capello che bene gli volesse: nè contenti di ciò, lo gittorono a terra, stracciandogli e panni da dosso e dandogli calzi e pugna, quante mai ne puote portare; e tanto spessi erano i calzi che e servi li davano, che mai Carlo non