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favola quarta 43

un leale e ricco mercatante genovese; il quale, avendo adocchiato l’armaio bello e riccamente lavorato, di quello fortemente s’innamorò, deliberato tra se stesso di non lasciarlo per danari, quantunque ingordo pregio addimandato li fusse. Accostatosi adunque il genovese al servente che dello armaio cura aveva, e convenutosi del pregio con esso lui, lo comperò; e, messolo in spalla ad uno bastaio, alla nave lo condusse. Alla balia, che ogni cosa veduta aveva, questo molto piacque, quantunque della perduta figliuola tra se medesima si dolesse molto. Ma pur si racconsolava alquanto; perciò che, quando duo gran mali concorrono, il maggiore sempre si dee fuggire. Il mercatante genovese, levato da Salerno con la nave carica di preciose merci, pervenne all’isola di Britannia, oggidí chiamata Inghilterra; e, fatta scala ad uno luoco dove era un’ampia pianura, vide Genese, giá poco tempo fa creato Re, il quale, velocissimamente correndo per la spiaggia de l’isola, seguitava una bellissima cerva che per timore giá s’aveva gittata nelle marittime onde. Il Re, giá stanco ed affannato per l’aver lungamente corso, si riposava; e, veduta che ebbe la nave, al patrone dimandò da bere. Il patrone, fingendo di non conoscere il Re, amorevolmente l’accettò, facendoli quelle accoglienze che se gli convenevano; e con ingegno ed arte tanto operò, che lo fece salire in nave. Al Re, che giá veduto aveva il bello e ben lavorato armaio, accrebbe tanto desiderio di esso, che un’ora mille li pareva di averlo. Onde addimandò il patrone della nave quanto l’estimava; risposo gli fu, assai pregio valere. Il Re, invaghito molto di sí preciosa cosa, non si partí di lá che col mercatante si convenne del pregio; e, fattosi recare il danaro, e sodisfatto il mercatante pienamente del tutto, e preso da lui il commiato, al palazzo lo fece portare e nella sua camera porre. Genese, per esser troppo giovane, non aveva ancora presa moglie, ed ogni dí la mattina per tempo a caccia andare molto si dilettava. Doralice, figliuola di Tebaldo, che nascosa si stava ne l’armaio che nella camera di Genese posto era, udiva ed intendeva ciò che nella camera del re si faceva; e, pensando