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FAVOLA IV.


Tebaldo, prencipe di Salerno, vuole Doralice, unica sua figliuola, per moglie; la quale, perseguitata dal padre, capita in Inghilterra, e Genese la piglia per moglie, e con lei ha doi figliuoli, che da Tebaldo furono uccisi: di che Genese re si vendicò.

[Eritrea:]

Quanta sia la potenza d’amore, quanti li stimoli della corrottibile carne, penso che non sia alcuna di noi che per isperienza provato non l’abbia. Egli, come potente signore, regge e governa senza spada a un solo cenno lo imperio suo: sí come per la presente favola, che raccontarvi intendo, potrete comprendere.

Tebaldo, prencipe di Salerno, amorevoli donne, sí come piú fiate udii dai nostri maggiori ragionare, ebbe per moglie una prudente e accorta donna e non di basso legnaggio, e di lei generò una figliuola che di bellezza e di costumi tutte le altre salernitane donne trapassava. Ma molto meglio a Tebaldo sarebbe stato, se quella avuta non avesse; perciò che avenuto non li sarebbe quello che gli avenne. La moglie, giovene de anni ma vecchia di senno, venendo a morte, pregò il marito, che cordialissimamente amava, che altra donna per moglie prendere non dovesse, se l’anello, che nel dito portava, non stesse bene nel dito di colei che per seconda moglie prendere intendeva. Il prencipe, che non meno amava la moglie che la moglie lui, giurò sopra la sua testa di osservare quanto ella gli aveva commesso. Morta la bella donna ed orrevolmente sepolta, venne in animo a Tebaldo di prender moglie; ma, rimembrandosi della promissione fatta alla morta moglie, lo suo ordine in maniera alcuna pretermettere non volse. Giá era divulgato d’ogn’intorno come Tebaldo, prencipe di Salerno,