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250 notte quinta

apersi il tuo magazzino, e veder volsi come procedeva la tua leal mercatanzia; e pensando che da quell’ora, che prima la vidi, sin a questa fussero multiplicate le scarpe, trovai che erano diminuite: di che io ne presi ammirazione non picciola. Dopo’ pensai che tu le avessi vendute, e del tratto di quelle avesti il danaio nelle mani; e mi confortai. Il che, se cosí fusse, non riputerei poco capitale. — A cui madonna Modesta, non senza alcun grave sospiro, che dalla intima parte del cuore procedeva, rispose: — Messer Tristano, marito mio, non vi maravigliate punto di ciò: perciò che quelle scarpe, che in tanta abondanza nel magazzino giá vedeste, se ne sono andate per quella istessa via, che erano venute e tenete per certo che le cose mal acquistate; in breve spazio di tempo s’annullano. Sí che di ciò non vi maravigliate punto. — Messer Tristano, che la cosa non intendeva, rimase sopra di sè; e temendo molto che alla sua mercatanzia un simile caso non avvenisse, non volse in ragionare piú oltre procedere; ma quanto ch’egli seppe e puote solecitò che la sua mercatanzia non venisse al meno, come quella della moglie.

Veggendosi madonna Modesta omai da ogni sorte d’uomini abbandonata, e delle scarpe con tanta dolcezza guadagnate al tutto priva, per lo dolore e passione che ella ne sentí, gravemente s’infermò: e in breve spazio di tempo, etica divenuta, miseramente se ne morí. Ed in tal maniera madonna Modesta poco aveduta vergognosamente la sua mercatanzia con la vita finí, lasciando dopo sè per altrui essempio vituperosa memoria. —

Conoscendo l’ora esser tarda, che sotto pena della disgrazia sua niuno si partisse; e fattosi chiamare il discreto siniscalco, li divisò che nella camera grande mettesse le tavole; che in questo mezzo che si apparecchiassino le mense e si cocinasse la cena, farebbono alquanti balletti. Finiti adunque i balli e cantate due canzonette, la signora si levò in piedi; e presi per mano il signor ambasciatore e messer Pietro Bembo, e tutti gli altri seguendo lor ordine, li menò