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FAVOLA V.

Madonna Modesta, moglie di messer Tristano Zanchetto, acquista nella sua gioventú con diversi amanti gran copia di scarpe; dopo, alla vecchiezza pervenuta, quelle con famigli, bastasi ed altre vilissime persone dispensa.

Le malnate ricchezze e i beni per torte vie male acquistati, il piú delle volte in picciol spazio di tempo periscono, perciò che per voler divino ritornano per quello istesso sentiero, che sono venuti. Il che intravenne ad una Pistoiese; la quale, se cosí onesta e savia, come dissoluta e sciocca, fusse stata, forse non si ragionarebbe di lei, come ora si ragiona. E quantunque la favola, ch’ora raccontarvi intendo, a noi non molto convenga, perciò che di lei ne riuscisse disonore e vergogna, che oscura e denigra la fama e la gloria di quelle che onestamente viveno, pur ve la dirò; perciò che a tempo e luogo sará (dico a cui tocca) non picciolo ammaestramento di seguire le buone e fuggire le ree, lasciandole ne’ loro tristi e malvagi portamenti.

In Pistoia adunque, onestissime donne, antica cittá de la Toscana, fu ne’ tempi nostri una giovane chiamata madonna Modesta, il cui nome, per gli suoi biasimevoli costumi e disonesti portamenti, non conveneva alla sua persona. Costei era molto vaga e leggiadra, ma di picciola condizione: e aveva marito addimandato messer Tristano Zanchetto (nome veramente corrispondente a lui,) il quale era uomo conversevole e da bene, ma tutto dato al mercatantare: e le cose sue assai convenevolmente gli riuscivano. Madonna Modesta, che per natura era tutto amore, nè in altro continovamente vigilava, veggendo il marito mercatante, e esser molto sollecito alle