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favola prima 19

sopportasse tal morte. Salardo, vedendo il mutamento delle cose, attonito e stupefatto rimase; e, uscito della prigione con le mani dietro legate e col capestro ravolto al collo, accompagnato dal carnefice e dalla sbirraglia, si aviò con frettoloso passo verso il luoco della giustizia; e giuntovi rivolse le spalle alla scala che era appoggiata alla forca, ed in tal modo di scaglione in scaglione quella ascese. E con intrepido e costante animo pervenuto al deputato termine della scala, guardò d’intorno al popolo, e raccontógli a pieno la causa per la quale egli era condotto alla forca; dopo con dolci ed amorevoli parole d’ogni oltraggio umilmente dimandò perdono, essortando i figliuoli ad esser ubidienti a i loro vecchi padri. Udita che ebbe il popolo la causa della condannazione di Salardo, non vi fu veruno che dirottamente non piangesse la sciagura del sventurato giovane, e che non desiderasse la sua liberazione. Mentre che le sopradette cose si facevano, Fransoe se ne era andato al palagio, al Marchese tai parole dicendo: — Illustrissimo signor, se mai favilla di pietá fu accesa nel petto di giusto signore, rendomi certo quella raddoppiarsi in voi, se con la solita clemenza considerarete la innocenza dell’amico, all’estremo di morte giá condotto per errore non conosciuto. Qual causa, Signor mio, vi indusse a sentenziare a morte Salardo che tanto cordialmente voi amavate? Egli non vi ha mai offeso, nè pur pensato di offendervi. Ma se voi, benignissimo Signore, commetterete il fedelissimo amico vostro esser qui alla presenza vostra condotto innanzi che egli moia, farovvi apertamente conoscere la innocenza sua. — Il Marchese con gli occhi per ira affocati, senza altra risposta all’amico Fransoe rendere, volevalo al tutto da sè scacciare; quando egli, gittatosi a terra ed abbracciateli le ginocchia, tuttavia piangendo, cominciò gridare: — Mercè, Signor giusto, mercè, Signor benigno! non moia, pregoti, per tua cagione lo innocente Salardo. Cessi la perturbazione tua, ed io manifesterotti l’innocenza sua. Cessa per un’ora, Signore, per amore della conservata sempre da’ tuoi vecchi e da te giustizia! Non sia detto di te, Signore, che sí strabocchevolmente senza causa facci morire i tuoi