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18 notte prima

chiaro quanto egli mi amasse. E che peggio potevami egli fare? Certamente nulla; perciò che e nella robba e nell’onore e nella vita ad un tratto mi offende. Oh quanto presto l’amor suo è in crudo ed acerbo odio rivolto! Ben vedo ora il proverbio, che volgarmente si dice, esser verificato: cioè il signore esser simile al vino del fiasco, il quale la mattina è buono, e poi la sera guasto. O misero Salardo, a che sei venuto? dov’è ora la tua nobiltá? dove sono i cari parenti tuoi? dove sono le ampie ricchezze? dov’è ora la tua lealtá, integritá ed amorevolezza? padre mio, io credo che tu, riguardando, cosí morto come sei, nel chiaro specchio dell’eterna bontá, mi vedi qua condotto per esser sospeso non per altra cagione se no per non aver creduto nè ubedito a’ tuoi savi ed amorevoli precetti; e credo che con quella tenerezza di cuore, che giá mi amasti, ancora adesso mi ami, e preghi il sommo Iddio che l’abbi compassione de’ sciocchi miei giovenili errori; ed io, come ingrato tuo figliuolo e disubidiente a’ mandamenti tuoi, pregoti mi perdoni. —

Mentre che in tal modo tra se stesso Salardo se medesimo riprendeva, Postumio, suo figliuolo, come ben ammaestrato carnefice, se ne andò con la sbirraglia alla prigione; arrogantemente appresentatosi innanzi al padre, disse tai parole: — Padre mio, poi che per sentenza del signor Marchese voi senza dubbio dovete esser sospeso, e dovendosi dar la terza parte de’vostri beni a colui che fará l’ufficio de impiccarvi, e conoscendo lo amore che voi mi portate, io so che voi non arrete a sdegno se io farò cotal ufficio; perciò che, facendolo, i beni vostri non anderanno nelle altrui mani, ma ci resteranno in casa come prima: e di ciò voi ne rimarrete contento. — Salardo, che attentamente ascoltate aveva le parole del figliuolo, rispose: — Iddio ti benedica, figliuolo mio; tu hai pensato ciò che molto mi piace, e se prima moriva scontento, ora, intese le tue parole, me ne morrò contento. Fa adunque, figliuol mio, l’ufficio tuo, e non tardare. — Postumio prima li dimandò perdono e basciollo in bocca; dopo, preso il capestro, glielo pose al collo, esortandolo e confortandolo che pazientemente