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favola prima 219

che si risolvesse omai. Ma Guerrino rispose: — Sacratissimo re, se il tempo fugge, il termine di tutt’oggi, che mi avete dato, non è ancor passato. — Il che esser il vero tutti parimente confirmarono. Stando in questa lunga aspettazione il re, Guerrino e tutti gli altri, ecco sopragiunse il gallavrone: il qual susurrando intorniò il chiaro viso di Potenziana dalle chiome d’oro. Ed ella, come paventata, con le mani il ribatteva indietro; ed avendolo piú di tre fiate ribattuto, finalmente si partí. Stando circa ciò Guerrino alquanto dubbioso, fidandosi pur tuttavia delle parole di Rubinetto suo diletto compagno, disse il re: — Orsú, Guerrino, che fai? omai gli è tempo che s’impona fine, e che tu ti risolva. — Guerrino, ben guardata e ben considerata l’una e l’altra poncella, puose la mano sopra il capo di Potenziana che il gallavrone gli aveva mostrata; e disse: — Sacra Corona, questa è la figliuola vostra dalle chiome d’oro. — E scopertasi la figliuola, fu chiaramente veduto ch’ella era quella; ed in quel punto, presenti tutti e circostanti, e con molta sodisfazione di tutto il popolo, Zifroi re glie la diede in moglie; ed indi non si partí, che anche Rubinetto, suo fidato compagno, sposò l’altra sorella. Dopo, Guerrino si manifestò che egli era figliuolo di Filippo Maria, re di Sicilia. Laonde Zifroi sentí maggior allegrezza, e furono fatte le nozze vie piú pompose e grandi. E fatto intendere tal matrimonio al padre ed alla madre di Guerrino, n’ebbero grandissima allegrezza e contento, perciò che il loro figliuolo esser perduto credevano; e ritornatosene in Sicilia con la cara moglie e con il diletto fratello e cognata, fu dal padre e dalla madre graziosamente veduto ed accarecciato: e lungo tempo visse in buona pace, lasciando dopo sè figliuoli bellissimi e del regno eredi. —