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218 notte quinta

rimaricato, al suo caro compagno se ne gí, e raccontogli ciò che detto gli aveva Zifroi Re. Il compagno, di ciò facendo poca stima, disse: — Guerrino, sta di buon animo, nè dubitare; perciò che io ti libererò del tutto. Ricordati che nei giorni passati il gallavrone nel mele inviluppato liberasti, ed in libertá lo lasciasti. Ed egli sará cagione della tua salute. Imperciò che dimane dopo il desinare al palazzo se n’andrá, e tre volte attorno il volto di quella dai capelli d’oro susurrando volerá, ed ella con la bianca mano lo scaccerá. E tu avendo veduto tre fiate simil atto, conoscerai certo quella esser colei che tua moglie fia. — Deh! — disse Guerrino al suo compagno; quando verrá quel tempo, che io possi appagarti di tanti benefici per me da te ricevuti? Certo, se io vivessi mille anni, non potrei d’una minima parte guidardonarti. Ma colui che è rimuneratore del tutto, supplisca per me in quello che io sono manchevole. — Allora rispose il compagno a Guerrino: — Guerrino, fratel mio, non fa bisogno che tu mi rendi guidardone delle sostenute fatiche; ma ben è ormai tempo che io me ti scopra, e che tu conosca chi io sono. E cosí come me dalla morte mi campasti, cosí ancor io ho voluto di tanta ubligazione il merito renderti. Sappi che io sono l’uomo salvatico, che si amorevolmente dalla prigione del tuo padre liberasti: e per nome chiamomi Rubinetto. — E raccontogli come la fata nell’esser sí leggiadro e bello ridotto l’aveva. Guerrino, ciò intendendo, tutto stupefatto rimase; e per tenerezza di cuore quasi piangendo, l’abbracciò e basciò, e per fratello il ricevette. E perciò che omai s’avvicinava il tempo di risolversi con Zifroi re, amenduo al palazzo se n’andorono. Ed il re ordinò che Potenziana ed Eleuteria, sue dilette figliuole, tutte velate di bianchissimi veli, venessero alla presenza di Guerrino; e cosí fu fatto.

Venute adunque le figliuole, e non potendosi conoscere l’una dall’altra, disse ’l re: — Qual di queste due vuoi tu, Guerrino, che io ti dia per moglie? — Ma egli, stando sopra di sè tutto sospeso, nulla rispondeva. Il re, curioso di vedere il fine, molto lo infestava, dicendogli che ’l tempo fuggiva e