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favola prima 215

cavalli, gli ordinò che tanto facesse, quanto da Guerrino gli fia comandato. Andatosi il maestro alla sua stanza, Guerrino seco se n’andò, e gli ordinò nel modo antedetto i quattro ferri da cavallo. Il che intendendo, il maestro non gli volse fare; ma, sprezzatolo, trattollo da pazzo, perciò che gli pareva una cosa nuova e non piú udita. Guerrino, vedendo che il maestro lo deleggiava e non gli voleva ubidire, se ne andò al re, e lamentossi del maestro che servire non l’aveva voluto. Laonde il re, fattolo chiamare, strettamente gli ordinò, con pena della disgrazia sua, o che facesse ciò che gli era sta imposto, o che egli andasse a far la impresa che Guerrino far doveva. Il maestro, vedendo che’l comandamento del re stringeva, fece i ferri e messegli al cavallo, secondo che gli era sta’ divisato. Ferrato adunque il cavallo e ben guarnito di ciò che fa mestieri, disse il giovane a Guerrino: — Monta sopra questo mio cavallo, e vattene in pace; e quando udirai il nitrire del salvatico cavallo, scendi giú del tuo, e traeli la sella, la briglia, e lascialo in libertá: e tu sopra d’un eminente albero ascenderai, aspettando di quella impresa il fine. — Guerrino, ben ammaestrato dal suo diletto compagno di ciò che far doveva, tolta licenza, lietamente si partí. Era giá sparsa per tutta la cittá d’Irlanda la gloriosa fama, che un leggiadro e vago giovanetto aveva tolta l’impresa di prendere il salvatico cavallo e appresentarlo al Re. Il per che uomini e donne correvano alle finestre per vederlo passare: e vedendolo sí bello, sí giovanetto e sí riguardevole, si movevano a pietá, e dicevano: — Oh poverello, come volontariamente alla morte corre; certo gli è un grave peccato, che costui si miseramente muoia; — e per compassione dalle lagrime non si potevano contenere. Ma Guerrino intrepido e virile allegramente se n’andava; e giunto al luogo dove il salvatico cavallo dimorava, e sentitolo nitrire, scese giú del suo; e spogliatolo di sella, di briglia, e lasciatolo in libertá, salí sopra d’una forte querce, ed aspettò l’aspra e sanguinolente battaglia. Appena che Guerrino era asceso sopra l’albero, che giunse il salvatico cavallo, ed affrontò lo fatato destriere: ed ambedue