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favola prima 213

umane, nè sapendo a tal cosa trovar rimedio alcuno, si ramaricava molto, biastemando tuttavia la sua dura e malvagia fortuna. I duo serventi di Guerrino, che per strada non avevano potuto adempire il loro fiero proponimento per non potersi convenire insieme e per la venuta dell’incognito giovanetto, s’imaginorono di far morire Guerrino, e rimaner signori delle gioie e danari; e dissero tra loro: — Vogliamo noi vedere si potiamo in guisa alcuna dare la morte al nostro patrone? — E non trovando modo nè via che gli sodisfacesse, perciò che stavano in pericolo della vita loro se l’uccidevano, s’imaginorono di ragionar secretamente con l’oste, e raccontargli come Guerrino suo patrone è uomo prode e valente, e piú volte con esso loro si aveva vantato di poter uccidere quel cavallo salvatico senza danno di alcuno. — E questa cosa agevolmente potrá venire alle orecchie del re, quale, bramoso della morte de gli duo animali e della salute di tutto il suo territorio, fará venire a sè Guerrino, e vorrá intendere il modo che si ha a tenere; ed egli non sapendo che fare nè che dire, facilmente lo fará morire, e noi delle gioie e danari saremo possessori. — E sí come deliberato avevano, cosí fecero. L’oste, inteso questo, fu il piú allegro ed il piú contento uomo che mai la natura creasse; e senza mettere intervallo di tempo, corse al palazzo; e fatta la debita riverenza con le ginocchia in terra, secretamente gli disse: — Sacra Corona, sappiate che nel mio ostello ora si trova un vago ed errante cavaliere, il quale per nome Guerrino si chiama; e confavolando io con gli serventi suoi di molte cose, mi dissero tra le altre, come il loro patrone era uomo famoso in prodezza, e valente con le arme in mano, e che a’ giorni nostri non si trovava un altro che fusse pare a lui, e piú e piú volte si aveva vantato di esser sí potente e forte, che atterrerebbe il cavallo salvatico che nel territorio vostro è di tanto danno cagione. — Il che intendendo, Zifroi re immantinente comandò che a sè lo facesse venire. L’oste, ubidientissimo al suo signore, ritornò al suo ostello e disse a Guerrino che solo al re dovesse andare, perciò che egli seco desiderava parlare.