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favola prima 209

averai, subito ti restituirò il tuo strale. E di questo servizio a qualche tempo forse ti potrò remeritare. — Guerrino, bramoso di avere lo suo dorato strale, piú oltre, come fanciullo, non si pensò: ma senza indugio alcuno corse alla madre; e trovatala che dolcemente riposava, pianamente le tolse le chiavi, e con quelle se ne ritornò al salvatico uomo: e dissegli: — Ecco le chiavi. Se io quinci ti scioglio, va tanto lontano, che di te piú odor alcuno non si senta; perciò che se il padre mio, ch’è gran maestro di caccie, ti ritrovasse e prendesse, agevolmente ucciderti farebbe. — Non dubitar, figliuolo mio, — disse il salvatico uomo; — che tantosto ch’aperto avrai la prigione, che disciolto mi veggia, io ti darò la tua saetta, e io me ne andrò sí lontano, che mai piú nè da tuo padre, nè d’altrui sarò accolto. — Guerrino, che aveva le forze virili, tanto s’affaticò, che finalmente aperse la prigione; e l’uomo salvatico, resoli la saetta e ringraziatolo molto, si partí. Era l’uomo salvatico uno bellissimo giovane; il quale, per disperazione di non poter acquistare l’amore di colei che cotanto amava, lasciati gli amorosi pensieri e gli urbani solazzi, si era posto tra le boscarecce belve, abitando l’ombrose selve ed i folti boschi, mangiando l’erbe e bevendo l’acqua a guisa di bestia. Laonde il miserello aveva fatto il pelo grossissimo, e la cotica durissima, e la barba folta e molto lunga; e per li cibi d’erba la barba, il pelo ed i capelli erano sí verdi divenuti, che era cosa mostruosa a vederlo.

Destata la reina e messa la mano sotto il guanciale per prender le chiavi che sempre a lato teneva, e non trovandole, molto si maravigliò; e ravogliendo il letto sotto sopra, e nulla trovando, come pazza alla prigione se n’andò: e trovandola aperta, e non vedendo l’uomo salvatico; da dolore si sentiva morire; e scorseggiando per lo palazzo or quinci or quindi, addimandava or a questo or a quello, chi era stato quel sí temerario ed arrogante, che gli aveva bastato l’animo di togliere le chiavi della prigione senza sua saputa. A cui nulla sapere tutti rispondevano. E contratosi Guerrino nella madre, e vedendola tutta di furore accesa, disse: — Madre mia, non