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208 notte quinta

grandissima ammirazione rendeva, e di corporali forze ad alcuno non era inferiore. E messosi in ordine il re con duo suoi baroni, e dei migliori che ci avesse, animosamente l’affrontò; e dopo lungo combattimento, valorosamente lo vinse: e preso de sue mani, e legato, al palazzo lo condusse; e trovata stanza a lui convenevole e sicura, dentro lo mise: e ben chiuso con fortissime chiavi, ordinò che ben custodito ed atteso fusse. E perchè il re lo aveva sommamente caro, volse che le chiavi rimanessino in custodia della reina; nè era giorno che il re per suo trastullo non l’andasse a vedere alla prigione. Non passorono molti giorni, che il re da capo si mise in punto per andare alla caccia; ed apparecchiate quelle cose che in tal facenda fanno bisogno, con la nobile compagnia si partí: raccomandate però prima le chiavi della prigione alla reina. Mentre che il re era alla caccia, venne gran voglia a Guerrino, che giovanetto era, di vedere l’uomo salvatico; ed andatosene solo con l’arco, di cui molto si dilettava, e con una saetta in mano a la ferriata della prigione dove abitava il mostro, lo vide, e con esso lui incominciò domesticamente ragionare. E cosí ragionando, l’uomo salvatico, che l’accarezzava e losingava, destramente la saetta, che riccamente era lavorata, di mano li tolse. Onde il fanciullo cominciò dirottamente a piangere, nè si poteva dalle lagrime astenere: chiedendogli che li dovesse dare la sua saetta. Ma l’uomo salvatico disse: — Se tu mi vuoi aprire e liberarmi di questa prigione, io ti restituirò il tuo strale; altrimenti, non te lo renderò mai. — A cui disse il fanciullo: — Deh, come vuoi tu ch’io t’apri e liberi, se io non ho il modo di liberarti? — Allora disse il salvatico uomo: — Quando ti fusse in piacere di sciogliermi e liberarmi di questo angusto luogo, io bene t’insegnerei il modo, che tosto liberare mi potresti. — Ma come? — rispose Guerrino; — dammi il modo. A cui disse il salvatico uomo: — Va dalla reina tua madre; e quando addormentata la vederai nel meriggio, destramente guata sotto il guanciale sopra il quale ella riposa, e chetamente, che ella non ti senta, furale le chiavi della prigione, e recale qui, e aprimi; ché, aperto che tu mi