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favola quinta 199

per questi luoghi, e manco ne conosco. — Ma come potrò, far io a trovarla? — disse Flamminio. A cui il contadino rispose: — Io non ve lo saprei dire, nè meno insegnare; ma camminate piú innanzi, che forse in lei vi incapperete. — E tolta licenza dal contadino, si partí; e tanto camminò, che giunse ad uno luogo dove era un sarto, che aveva molte robbe su per le stanghe ed uno fondaco di varie e bellissime vestimenta pieno. A cui disse Flamminio: — Iddio sia con voi, maestro mio. — A cui lo sarto: — E con voi sia ancora. — E che fate voi, — disse Flamminio, — di sí belle e ricche robe e sí onorate vestimenta? sono tutte vostre? — A cui rispose il maestro: — Alcune sono mie, alcune di mercatanti, alcune di signori, ed alcune de diverse persone. — E che ne fanno di tante? — disse il giovane. A cui lo sarto rispose: — Le usano ne’ diversi tempi; — e mostrandogliene, diceva: queste lo state, quelle lo verno, quest’altre da mezzo tempo, e quando l’una, e quando l’altra si vesteno. — E poi, che fanno? — disse Flamminio. — E poi, — rispose lo sarto, — vanno cosí scorrendo sino alla morte. — Sentendo nominare Flamminio la morte, disse: — O dolce mio maestro, mi sapereste voi dire, dove si trovi questa morte? — Rispose lo sarto, quasi d’ira acceso e tutto turbato: — O figliuolo mio, voi andate addimandando le strane cose. Io non ve lo so dire nè insegnare, dove si trovi; né di lei giamai pur penso, e chiunque me ne ragiona di lei, grandemente mi offende; però ragioniamo d’altro, o partitevi di qua; che io sono nemico de tai ragionamenti. — E preso commiato da lui, si partí. Aveva giá scorso Flamminio molti paesi, quando aggiunse ad uno luogo deserto e solitario, dove trovò uno eremita con la barba squalida, e dagli anni e dal digiuno tutto attenuato: aveva la mente sola alla contemplazione; e pensò che egli nel vero fosse la morte. A cui Flamminio disse: — Voi siate il ben trovato, padre santo. — E voi il ben venuto, mio figliuolo, — rispose lo eremita. — O padre mio, — disse Flamminio: — e che fate voi in questo alpestre ed inabitabile luogo, privo d’ogni diletto e d’ogni consorzio umano? — Io mi sto,