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FAVOLA V.

Flamminio Veraldo si parte da Ostia, e va cercando la morte; e non la trovando, nella vita s’incontra: la qual gli fa vedere la paura e provare la morte.

Sono molti che con ogni loro studio e diligenza attentamente vanno cercando alcune cose, le quai, dopo che trovate le hanno, non vorrebbero averle trovate: anzi, sí come il demonio l’acqua santa, le fuggono a piú potere. Il che avenne a Flamminio; il quale, cercando la morte, trovò la vita, che gli fè’ vedere la paura e la morte provare: sí come per la presente favola poterete intendere.

In Ostia, cittá antica, non molto lontana da Roma, sí come tra volgari si ragiona, fu giá un giovane, piú tosto semplice e vagabondo, che stabile ed accorto; e Flamminio Veraldo era per nome chiamato. Costui piú e piú volte aveva inteso che nel mondo non era cosa alcuna piú terribile e piú paventosa de l’oscura ed inevitabile morte; perciò che ella, non avendo rispetto ad alcuno, o povero o ricco che egli si sia, a niuno perdona. Laonde, pieno di maraviglia, tra se stesso determinò al tutto di trovare e vedere, che cosa è quello che da’ mortali morte s’addimanda. Ed addobbatosi di grossi panni, e preso un bastone d’un forte cornio bene afferrato in mano, da Ostia si partí. Avendo giá Flamminio molte miglia camminato, giunse ad una strada: nel cui mezzo vide un calzolaio in una bottega, che calzari e uosa faceva. Il quale, quantunque grandissima quantitá di fatti ne avesse, pur in farne degli altri tuttavia s’affaticava. Flamminio, accostatosi a lui, disse: — Iddio vi salvi, maestro. — A cui il calzolaio: — Siate il ben venuto, figliuol mio. — A cui Flamminio replicando disse: — E che