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186 notte quarta

i giovani de gli loro palafreni, e lasciatili a suo bel grado pascersi nel prato, s’accostorono alle figure di marmo; le quali subito che i giovani toccorono, statue di marmo ancora elli divennero. A Serena, che molti mesi aveva con desiderio aspettati Fluvio ed Acquirino, suoi diletti fratelli, parve di averli omai perduti, e non vi esser piú speranza di rivedergli. Onde stando ella in tale ramaricamento, e l’infelice morte de’ fratelli piangendo, determinò tra se stessa di provare sua ventura; ed ascesa sopra un gagliardo cavallo, in viaggio si pose: e tanto cavalcò, che aggiunse al luogo dove l’ugel bel verde sopra un ramo d’un fronzuto albero dolcemente parlando dimorava. Ed entrata nel verde prato, subito conobbe i palafreni delli fratelli che di erbuzze si pascevano; e girando gli occhi or quinci or quindi, vide li fratelli conversi in due statue che la loro effigie tenevano: di che tutta stupefatta rimase. E scesa giú del cavallo ed avicinatasi a l’albero, stese la mano, ed a l’ugel bel verde puose le mani adosso. Il quale, poi che di libertá privo si vide, di grazia le dimandò che lo lasciasse andare e non tenerlo, che a tempo e luogo di lei si ricorderebbe. A cui Serena rispuose, non volerle in modo alcuno compiacere, se prima gli suoi fratelli al suo primo esser restituti non erano. Allora disse lo ugello: — Guatami sotto l’ala sinistra, e troverai una penna assai piú dell’altre verde, con certi segni gialli per dentro; prendila, e vattene alle statue, e con la penna toccavi gli occhi; che, tantosto che tocchi gli arrai, nel primo stato ch’erano i fratelli ritorneranno vivi. — La giovane, alzatagli l’ala sinistra, trovò la penna come l’uccello detto le aveva; ed andatasene alle figure di marmo, quelle ad una ad una con la penna toccò: e subito di statue uomini divennero. Veduti adunque nella pristina forma i fratelli ritornati, con somma allegrezza gli abbracciò e basciò. Avendo allora Serena avuto lo desiderato intento suo, da capo l’ugel bel verde pregò la donna di grazia che lo lasciasse in libertá: promettendole che, se tal dono li concedeva, di giovarle molto, se in alcun tempo si trovasse aver bisogno del suo soccorso. Serena, non contenta