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favola terza 183

a’ quai disse: E perchè, avendo voi accettato lo invito, non veneste ne’ passati giorni a desinare con esso noi? — A cui riverentemente risposero: — Gli urgentissimi negozi, sacra corona, ne sono stati primiera cagione. — Allora disse il re: — Vi aspettiamo dimattina senza fallo al prandio con noi. — I giovani si escusorono. Ritornato il re al palazzo, disse alla madre che aveva ancora veduti i giovanetti stellati in fronte. Il che udendo, la madre tra se stessa molto si turbò; e da capo fece chiamare la comare, e secretamente il tutto le raccontò: pregandola che dovesse provedere al soprastante pericolo. La comare la confortò, e dissele che non dovesse temere; perciò che la farebbe sí che in maniera alcuna non saranno piú veduti. E partitasi dal palazzo, alla casa della fanciulla se ne gí; e trovatala sola, l’addimandò se quell’acqua che balla, ancora avuta aveva. A cui la fanciulla rispose, che sí: ma non senza grandissimo pericolo della vita delli fratelli suoi. — Ma ben io vorrei, — disse la comare, — che tu, figliuola mia, avesti il pomo che canta; perciò che tu non vedesti mai il piú bello, nè gustasti il piú soave e dolce canto. — Disse la fanciulla: — Io non so come poterlo avere; perciò che i fratelli non vorranno andare a trovarlo, perchè sono stati piú in pericolo di morte, che in speranza di vita. — Ti hanno pur recata l’acqua che balla, — disse la vecchia; — non però sono morti. Sí come adunque ti hanno portata l’acqua, cosí parimenti ti porteranno il pomo. — E tolta licenza, si partí. Non era appena partita la comare, che Acquirino e Fluvio aggiunsero a casa; e Serena li disse: — Io, fratelli miei, vorrei volentieri vedere e gustare quel pomo che sí dolcemente canta. E se non fate sí che io l’abbia, pensate in breve di vedermi di vita priva. — Il che intendendo, Fluvio ed Acquirino molto la ripresero: affermandole che per lei non volevano andare in pericolo di morte, sí come per lo adietro fatto avevano. Ma pur tanti furono e dolci prieghi di Serena, congiunti con quelle calde lagrime che dal cuore venivano, che Acquirino e Fluvio si disposero al tutto di contentarla, che che avenire ne dovesse.