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favola terza 177

maggior sorella, vedendo sí bella ed orrevole compagnia, disse alle sorelle Lionella e Chiaretta: — Se io avessi il maestro di casa del re per mio marito, mi do sto vanto, che io con un bicchiere di vino saziarei tutta la sua corte. — Ed io, — disse Lionella, — mi do sta lode, che se io avessi il secretissimo cameriere del re per marito, farei tanta tela con un fuso del mio filo, che di bellissime e sottilissime camiscie fornirei tutta la sua corte. — Ed io, — disse Chiaretta, — mi lodo di questo, che se io avessi il re per mio marito, gli farei tre figliuoli in un medesimo parto, duo maschi ed una femina; e ciascuno di loro arrebbe i capelli giú per le spalle annodati e meschi con finissimo oro, ed una collana al collo ed una stella in fronte. — Queste parole furono udite da uno dei corteggiani; il quale subito corse al re, e precisamente li raccontò ciò che le fanciulle avevano insieme detto. Il re, inteso cotal tenore, le fece a sè venire, e ad una ad una le interrogò, che detto avevano insieme quando erano nel giardino. A cui tutta tre con somma riverenza ordinatamente replicorono ciò avevano detto. Il che ad Ancilotto re molto piacque. Ed indi non si partí, che il maestro di casa Brunora prese per moglie, ed il cameriere Lionella, ed egli la Chiaretta. E lasciato l’andare alla caccia, tutti ritornorono a casa, dove furono fatte le pompose nozze. Queste nozze assai dispiacquero alla madre del re; perciò che, quantunque la fanciulla fusse vaga di aspetto, formosa di viso, leggiadra della persona, ed avesse un ragionare di dolcezza pieno, non però era convenevole alla grandezza ed alla potenza del re, per esser feminella vile, abbietta e di minuta gente; nè poteva in maniera alcuna la madre patire che uno maestro di casa ed uno cameriere fussero detti cognati del re suo figliuolo. Onde tanto crebbe l’odio alla suocera contra la nuora, che quasi non la poteva sentire, non che vedere; ma pur, per non contristare il figliuolo, teneva l’odio nel petto nascosto. Avenne, sí come piacque a colui che ’l tutto regge, che la reina s’ingravidò. Il che fu di sommo piacere al re, il quale con grandissima allegrezza aspettava di vedere la gentil prole de’ figlioli che gli erano sta promessi da lei. Al re dopo