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FAVOLA III.

Ancilotto, re di Provino, prende per moglie la figliuola d’un fornaio, e con lei genera tre figliuoli; i quali essendo persequitati dalla madre del re, per virtú d’un’acqua d’un pomo e d’un uccello vengono in cognizione del padre.

[Lodovica]

Io ho sempre inteso, piacevoli e graziose donne, l’uomo esser il piú nobile e il piú valente animale che mai la natura creasse; perciò che Iddio lo creò alla imagine ed alla similitudine sua, e volse ch’egli signoreggiasse e non fusse signoreggiato. E per questo si dice, l’uomo esser animal perfetto e di maggior perfezione che ogni altro animale, perchè tutti, non eccettovando anche la femina, sono sottoposti all’uomo. Di qua procede che malagevolmente fanno coloro che con astuzia ed arte procurano la morte di sí degno animale. E non è maraviglia se questi tali, mentre che si sforzano di dare ad altrui la morte, in quella disavedutamente incorreno; sí come fecero quattro donne, le quali, credendosi altrui uccellare, al fine uccellate rimasero, e miseramente finirono la vita loro: sí come per la presente favola, che ora raccontare intendo, agevolmente comprenderete.

In Provino, cittá assai famosa e regale, si trovorono ne’ passati tempi tre sorelle, vaghe d’aspetto, gentili di costumi e di maniere accorte, ma basse di legnaggio; perciò che erano figliuole d’uno maestro Rigo fornaio, che di continovo nel forno l’altrui pane coceva. L’una delle quali Brunora, l’altra Lionella, e la terza Chiaretta si chiamava. Essendo un giorno tutta tre queste giovanette nel giardino, di cui a maraviglia si dilettavano, passò per quindi Ancilotto re, che per suo diporto con molta compagnia se n’andava alla caccia. Brunora, che era la