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174 notte quarta

vi puote mai cadere nell’animo ch’egli fatti li avesse. Laonde temendo forte di quello che gli era avenuto, si voltò contra la moglie, e con turbata faccia le disse: — Di chi sono quei sputi sí alti? Quelli non sono sputi di me; io mai non li sputai; certo che tradito mi hai. — Filenia allora, sorridendo di ciò, li rispose: — Avete voi altro che pensare? — Messer Erminione, vedendola ridere, molto piú se infiammò; e disse: — Tu ridi, ah? rea femina che tu se’; e di che ti ridi? — Io mi rido, — rispose Filenia, della vostra sciocchezza. — Ed egli pur tra se stesso si rodeva; e volendo isperimentare se tanto alto poteva sputare, ora tossendo ed ora raccagnando, si afforzava col sputo di aggiungere al segno; ma in vano si affaticava, perciò che lo sputo tornava indietro, e sopra il viso li cadeva, e tutto lo impiastracciava. Avendo questo il povero vecchio piú volte isperimentato, sempre a peggior condizione si ritrovava. Il che vedendo, conchiuse per certo dalla moglie esser stato gabbato; e voltatosi a lei, le disse la maggior villania che mai a rea femina si dicesse. E se non fusse stato il timore di se stesso, in quel punto con le propie mani uccisa l’arrebbe; ma pur si astenne, volendo piú tosto procedere per via della giustizia, che bruttare le mani nel suo sangue. Onde non contento di questo, ma di sdegno e d’ira pieno, al palaggio se n’andò; ed ivi produsse innanzi al podestá contra la moglie una accusazione di adulterio commesso. Ma perchè il podestá non poteva condannarla, se prima non era osservato lo statuto, mandò per lei diligentemente essaminarla.

Era in Atene un statuto in somma osservanza, che ciascheduna donna, di adulterio dal marito accusata, fusse posta a’ piedi della colonna rossa, sopra la quale giaceva un serpe; indi se le dava il giuramento, se fusse vero che l’adulterio avesse commesso. E giurato che ella aveva, erale di necessitá che la mano in bocca del serpe ponesse; e se la donna il falso giurato aveva, subito il serpe la mano dal braccio le spiccava: altrimenti rimaneva illesa. Ippolito, che giá aveva persentita la querela esser data in giudizio, e che il podestá aveva mandato per la donna che comparesse a far sua difesa, acciò che