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favola seconda 171

fusse dimostrato a dito, pensò di porla in un’alta torre nel suo palazzo, non lasciando che da alcuno fosse veduta. E non stette molto che il povero vecchio, senza sapere la cagione, divenne di lei tanto geloso, che appena di se stesso si fidava.

Avenne pur che nella cittá si trovava un scolare cretense, giovane di etá, ma sacente ed aveduto molto e da tutti per la sua gentilezza e leggiadría assai amato e riverito: il quale per nome Ippolito si chiamava, ed innanzi che ella prendesse marito, lungo tempo vagheggiata l’aveva; ed appresso questo teneva stretta domestichezza con messer Erminione, il quale non meno l’amava se figliuolo li fusse. Il giovanetto, essendo alquanto stanco di studiare e desideroso di ricoverare gli spiriti lassi, di Atene si partí; ed andatosene in Candia, ivi per un spazio di tempo dimorò, e ritornato ad Atene, trovò Filenia che maritata era. Di che egli fu oltre misura dolente; e tanto piú si doleva, quanto che si vedeva privo di poterla a suo bel grado vedere: nè poteva sofferire che sí bella e vaga giovanetta fusse congiunta in matrimonio con sí bavoso ed isdentato vecchio. Non potendo adunque l’innamorato Ippolito piú pazientemente tollerare gli ardenti stimoli ed acuti strali d’amore, se ingegnò di trovare qualche secreto modo e via, per la quale egli potesse adempire i suoi desiri. Ed essendogliene molti alle mani venuti, ne scelse prudentissimamente uno che piú giovevole li pareva. Imperciò che, andatosene alla bottega di uno legnaiuolo suo vicino, gli ordinò due casse assai lunghe, larghe ed erte, e d’una medesima misura e qualitá, sí che l’una da l’altra agevolmente non si poteva conoscere. Dopo se ne gí da messer Erminione; ed infingendosi avere bisogno di lui, con molta astuzia li disse queste parole: — Messer Erminione mio, non meno di padre da me amato e riverito sempre, se non mi fusse noto l’amore che voi mi portate, io non mi ardirei con tanta baldanza richiedervi servigio alcuno; ma perciò che hovvi trovato sempre amorevole verso me, non dubitai punto di non poter ottener da voi ciò che l’animo mio brama e desidera. Mi occorre di andare fino nella cittá di Frenna per alcuni miei negozii importantissimi,