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favola quinta 153

acceso, e parendole giá esser tempo di venire a quello ch’ella desiderava, in tal maniera gli disse: — Travaglino mio, io vorrei da te uno gran piacere; e quando me lo negasti, direi ben certo che poco conto facesti dell’amor mio, e forse saresti cagione della roina, anzi della morte mia. — A cui rispose Travaglino: — Io sono disposto, signora, di ponere per amor vostro la propia vita, non che la robba; ed avenga che voi cosa dificile comandaste, non di meno l’amore che io vi porto e voi verso me dimostrate, facillima la farebbe. — Allora Isotta, preso maggior ardire, disse a Travaglino: — Se tu mi ami, come io credo e parmi di vedere, ora lo conoscerò. — Comandate pur, signora mia, — rispose Travaglino, — ché apertamente lo vederete. — Altro da te non voglio, — disse Isotta, — se non il capo del toro dalle corna d’oro; e tu disponi poi di me come ti piace. — Questo udendo, Travaglino tutto stupefatto rimase; ma vinto dal carnale amore e dalle lusinghe della impudica donna, rispose: — Altro non volete da me, signora mia? non che il capo, ma il busto e me stesso pongo nelle mani vostre. — E questo detto, prese alquanto d’ardire, ed abbracciò la donna; e seco consumò gli ultimi doni d’amore. Dopo Travaglino, troncato il capo del toro e messolo in una sacchetta, ad Isotta il presentò. La qual, contenta sí per lo desiderio adempito, sí anche per lo piacere ricevuto, con piú corna che podere a casa se ne ritornò.

Travaglino, partita che fu la donna, tutto sospeso rimase; e cominciò pensare molto come fare dovesse per iscusarsi della perdita del toro dalle corna d’oro, che tanto ad Emilliano suo patrone piaceva. Stando adunque il misero Travaglino in sí fatto tormento d’animo, nè sapendo che si fare o dire, al fine imaginossi di prendere uno ramo d’albero rimondo, e quello vestire di alcuni suoi poveri panni, e fingere che egli fusse il patrone, ed isperimentare come far dovesse, quando sarebbe nel cospetto di Emilliano. Acconciato adunque il ramo d’albero in una camera con la beretta in testa e con gli vestimenti in dosso, usciva Travaglino fuori dell’uscio della camera, e dopo dentro ritornava, e quel ramo salutava, dicendo: — Bon