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favola quarta 141

tutta tre concordi volsero che ’l giovane non si partisse, se prima da ciascun di loro non era per lo ricevuto servigio ottimamente guidardonato. Il lupo adunque in riconoscimento del passato giudicio disse: — Fratello, io ti do questa virtú, che ogni volta che ’l tuo desiderio sará di divenire lupo, e dirai: fuss’io lupo, incontanente di uomo in lupo tu ti trasformerai, ritornando però a tuo bel grado nella tua forma prima. Ed in tal maniera fu altresí dall’aquila e dalla formica beneficiato. Fortunio, tutto allegro per lo ricevuto dono, rendute prima quelle grazie ch’ei seppe e puote, chiese da loro commiato, e si partí; e tanto camminò che aggiunse a Polonia, cittá nobile e popolosa: il cui imperio teneva Odescalco re, molto potente e valoroso, il quale aveva una figliuola, Doralice per nome chiamata. E volendola onorevolmente maritare, aveva fatto bandire un gran torniamento nel suo regno; nè ad alcuno intendeva in matrimonio copularla, se non a colui che della giostra fusse vincitore. E molti duchi, marchesi ed altri potenti signori erano giá da ogni parte venuti per far l’acquisto del prezioso premio, e della giostra omai era passato il primo giorno, ed uno Saracino, sozzo e contrafatto di aspetto, strano di forma e nero come pece, di quella superiore appareva. La figliuola del re, considerata la diformitá e lordura del Saracino, ne sentiva grandissimo dolore che ei ne fusse della onorata giostra vincente; e messasi la vermiglia guancia sopra la tenera e delicata mano, si attristava e ramaricava, maladicendo la sua dura e malvagia sorte: bramando prima ’l morire che di sí sformato Saracino moglie venire.

Fortunio, entrato nella cittá e veduta la onorevol pompa ed il gran concorso dei giostranti, ed intesa la causa di sí glorioso trionfo, si accese di ardentissimo desiderio di mostrare quanto era il suo valore nel torniamento. Ma perciò che era privo di tutte quelle cose che ai giostranti si convengono, dolevasi molto. E stando in questo ramarico ed alzando gli occhi al cielo, vide Doralice, figliuola del re, che ad una superba finestra appoggiata si stava: la quale, da molte vaghe e generose matrone circondata, non altrimenti pareva che ’l vivo