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FAVOLA IV.


Fortunio per una ricevuta ingiuria dal padre e dalla madre putativi, si parte; e vagabondo capita in un bosco, dove trova tre animali da’ quali per sua sentenza è guidardonato; indi, entrato in Polonia, giostra, ed in premio Doralice figliuola del re in moglie ottiene.

Egli è un motto che tra’ volgari è non poco frequentato ne’ ragionamenti loro: «Non scherzar che ’l doglia, nè motteggiar del vero; perciò che chi ode, vede e tace, altri non nuoce e vive sempre in pace».

Fu adunque nell’estreme parti di Lombardia un uomo chiamato Bernio, il quale, quantunque de’ beni della fortuna abondevole non fusse, non però d’animo e di cuore agli altri inferiore si reputava. Costui prese per moglie una valorosa e gentilesca donna, nominata Alchia; la quale, avenga che di bassa condizione fusse, era però dotata d’ingegno e di laudevoli costumi, e tanto amava il marito, quanto un’altra che trovar si potesse giammai. Essi molto desideravano figliuoli, ma la grazia da Iddio non gli era concessa; perciò che l’uomo il piú delle volte non sa quello che addimandando piú li convenga. Stando ambeduo in questo desiderio e veggendo la fortuna essergli al tutto contraria, costretti da lungo desio, deliberorono di prenderne uno e per propio e legittimo figliuolo tenerlo e nudricarlo. Ed andatisene una mattina per tempo a quel luogo dove sono i teneri fanciulli dalli loro padri abbandonati, ed adocchiatone uno che piú bello e piú vezzoso de gli altri li parve, quello presero; e con molta diligenza e disciplina fu da loro accostumatamente nudrito.

Avenne che, come piacque a colui che l’universo regge ed ogni cosa a suo bel grado tempra ed ammollisce, Alchia