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favola seconda 123

l’anello trovasse: e non trovandolo, lo minacciò di darli la morte. Livoretto, udendo che il comandamendo del soldano stringeva e che non bisognava contravenire al suo volere, molto dolente si partí; ed andatosene alla stalla, dirottamente piangeva, essendo fuori d’ogni speranza di poterlo trovare. Il cavallo, veduto il patrone addolorato e dirottamente lagrimare, l’addimandò che cosa egli aveva che cosí fieramente lagrimava; ed inteso il tutto, li disse: — Ahi, poverello, taci! non ti sovviene ciò che ti disse il pesce? Apri adunque l’orecchie alle mie parole, e fa quanto io ti dirò. Ritorna al soldano, e chiedeli ciò che ti fa mestieri, e vattene sicuramente, e non dubitare. — Il giovane fece nè piú nè meno che il suo cavallo ordinato gli aveva; ed andatosene al fiume in quel luogo dove varcò con la damigella, pose le tre squamine del pesce nella verde riva. Il pesce guizzante per le chiare e lucide onde, or quinci or quindi saltolando, tutto lieto e giocondo se gli appresene; e trattosi di bocca il caro e prezioso anello, in mano glie lo diè: e prese le sue tre squamme, nell’onde s’attuffò.

Il giovane, avuto l’anello, subito il dolore in allegrezza converse, e senza indugio alcuno al soldano ritornò; e fatta la debita riverenza, nel suo cospetto l’anello alla damigella appresentò. Il soldano, vedendo che la damigella aveva avuto il prezioso anello sí com’ella desiderava ed era il voler suo, incominciò a farle tenere e amorose carezze e losingarla: volendo che quella notte ella giacesse nel letto con esso lui. Ma il soldano s’affaticò in vano. Perciò che la damigella disse: — Non pensate, Signor mio, con vostre finte losinghe ora ingannarmi; ma giurovi che di me piacer alcuno non prenderete, se prima questo rio e falso ribaldone, che col suo cavallo m’ha ingannata, l’acqua della vita non mi porta. — Il soldano, che disdire all’amata donna non voleva, anzi con ogni suo sforzo cercava di compiacerle, chiamò Livoretto; e strettamente sotto pena del capo gli impose che l’acqua della vita recare le dovesse. Il giovane de l’impossibile dimanda molto si dolse; ed acceso d’ira, dentro e di fuori ardeva: ramaricandosi forte che il signor il suo ben servire e le sue tante