Pagina:Straparola, Giovanni Francesco – Le piacevoli notti, Vol. I, 1927 – BEIC 1930099.djvu/128

122 notte terza

della diletta madre, alquanto si raddolcí; e partito che fu il re, la madre per un messaggiero tostamente mandò a dire al giovane che venisse al palazzo ed insieme menasse il suo cavallo. Il quale, intesa l’imbasciata, molto si rallegrò, e alla corte se n’andò; ed addimandatoli dalla madre quanto pregiava il suo cavallo, perciò che la figliuola sua di averlo desiderava molto, alla reina in tal guisa rispose: — Madama, se voi mi donaste ciò che avete al mondo, la figliuola non potrebbe per via di vendita aver il mio cavallo: ma in dono sí, quando che accettarlo le piacesse. Ma prima che in dono ella lo prenda, voglio che bene lo guati e maneggi, perciò che è piacevole e destro, ed agevolmente sopra di sè salir si lascia. — E sceso giú del cavallo, pose la figliuola in sella: e tenendo il freno del cavallo, la addestrava e reggeva. Non era appena un tratto di pietra allontanata la figliuola dalla madre, che ’l giovane si puose in groppa del suo cavallo; e tenendo gli sproni stretti a’ fianchi, tanto lo punse, che uno uccello che vola per l’aria rassembrava nel fuggire. La damigella smarrita cominciò gridare: — Oh malvagio disleale e traditore! dove mi meni, cane, figliuolo di cane? — Ma nulla le giovava il gridare; nè veruno era che le desse soccorso, nè con parole la confortasse. Era giá aggiunta la damigella sopra la riva d’un fiume, quando prese un bellissimo anello che nel dito teneva, e quello celatamente trasse nell’acqua.

Aveva cavalcato il giovane molte giornate, quando finalmente giunse al Cairo con la damigella; e giunto che egli fu, subito la presentò al soldano: il quale, vedendola bella, leggiadra e pura, molto si rallegrò, e con grate accoglienze la ricevette. Giá era vicina l’ora del dormire, quando, essendo ambeduo in una camera non meno ornata che bella, disse la damigella al soldano: — Signor, non pensate che mai mi pieghi a gli amorosi desideri vostri, se prima non fate che questo iniquo e malvagio trovi l’anello che nel fiume mi cadde; e trovato e resomelo, sarò sempre arrendevole a’ vostri piaceri. — Il soldano, che era infiammato dell’amore dell’afflitta damigella, non volse contristarla, ma subito comandò a Livoretto che