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118 notte terza

deputato fusse. Onde pensando e ripensando all’alta e nascosa virtú dell’attillato giovine, e vedendo nulla mancarli, tra se stesso dispose di rimoverlo da sí vil essercizio e farlo a maggior grado salire; e fattolo chiamare a sè, disseli: — Porcarollo, per lo innanzi non alla stalla, come prima, ma alla mensa mia attenderai, facendomi la credenza di tutto quello che in mensa appresentato mi fia. — Il giovane adunque, constituito pincerna del soldano, con tanto magistero ed arte l’ufficio suo faceva, che non che al soldano, ma anche a tutti ammirazione rendeva. Di che tra mamalucchi e schiavi nacque tanta invidia ed odio, che vedere a pena il potevano: e se il timor del Signore stato non fusse, giá di vita l’arrebbono privo. Ma acciò che il miserello venisse in disgrazia del Signore, e che ’l fusse o ucciso o scacciato in eterno esilio, un stratagemma astutamente s’imaginorono. Imperciò che essendo la mattina uno de’ schiavi, nominato Chebur, al servigio del soldano, disse: — Non ti ho io, Signor, da dir una buona nuova? — E che? .. disse il soldano. — Il Porcarollo, il quale Livoretto per proprio nome si chiama, non si vanta niuno altro che lui esser bastevole di dare la figliuola di Attarante re di Damasco, nella tua balía? — E com’è possibile questo? — disse il soldano. A cui Chebur: — Possibil’è, Signor. E se a me nol credi, addimanda a’ mamalucchi ed agli altri schiavi, nella cui presenza piú d’una volta di ciò s’ha dato il vanto; e s’io ti inganno, agevolmente comprender lo potrai. —

Il soldano, avuta prima di questo da tutti piena certezza, chiamò a sè Livoretto, e dimandollo se vero era quello che di lui apertamente si diceva. Il giovane, che di tal cosa nulla sapeva, il tutto animosamente negò. Onde il soldano, acceso d’ira e di sdegno, disse: — Va, e non piú tardare: e se in termine di giorni trenta non opererai sí ch’io abbia Bellisandra, figliuola d’Attarante re di Damasco, nel mio potere, il capo dal busto ti sará diviso. — Il giovanetto, udito il fiero proponimento del Signore, tutto dolente e sconsolato rimase; e partitosi dalla sua presenza, alla stalla ritornò. Il cavallo fatato, veduto che ebbe il suo padrone sí mesto e che calde lacrime