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favola quinta 101

nodoso, a tal effetto apparecchiato, e lo incominciò sí fattamente pistare, che non gli rimase membro che tutto pisto e rotto non fusse: e poco mancò che morto non rimanesse. E se non fusse stata la moglie che per pietá o per temenza del marito che bandito non fusse, glielo tolse di mano, facilmente ucciso l’arrebbe. Partitosi adunque Ghirotto ed abbandonata l’impresa, messer Simplicio se ne uscí del sacco: e cosí maltrattato a casa se n’andò, parendoli di aver Ghirotto col bastone sempre alle spalle. E messosi in letto, stette molti giorni innanzi che riaver si potesse. Ghirotto fra questo mezzo con la sua Giliola a costo di messer Simplicio avendo ben cenato, se ne andò a riposare.

Passati alquanti giorni, la Giliola andando alla fonte vide messer Simplicio che passeggiava nella loggetta della sua casa: e con allegro viso lo salutò, dicendo: — Ticco! — Ma messer Simplicio che ancor sentiva le battiture per tali parole ricevute, altro non le rispose fuor di questo:

     Nè piú buon dí, né piú Ticco, né Tacco,
donna, che non m’avrai piú nel tuo sacco.

Il che udendo, Giliola si tacque, ed arrossita ritornossi a casa. E messer Simplicio, cosí stranamente trattato, mutò pensiero; ed alla moglie, che quasi in odio aveva, con maggior cura ed amorevolezza attese, odiando le altrui, acciò che piú non gli avenisse ciò che per lo adietro avenuto gli era. —


il fine della seconda notte