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FAVOLA V.

Messer Simplicio di Rossi s’innamora in Giliola, moglie di Ghirotto Scanferla contadino: e trovato dal marito in casa, vien sconciamente battuto e pisto, ed a casa se ne torna.

Negar non si può, vezzose donne, che Amore per sua natura gentil non sia: ma rade volte ci concede glorioso e felice fine. Sí come avenne a messer Simplicio di Rossi innamorato; il quale, credendosi godere la persona da lui cotanto amata, si partí da lei carico di tante busse, quante mai uomo potesse portare. Il che saravvi apertamente noto, se alla mia favola, che ora raccontarvi intendo, benigna audienza, sí come è di costume vostro, presterete.

Nella villa di santa Eufemia, posta sotto Campo San Pietro, territorio della celebre e famosa cittá di Padova, giá gran tempo fa, abitava Ghirotto Scanferla, uomo per contadino assai ricco e potente, ma sedizioso e partiggiano; ed aveva per moglie una giovane, Giliola per nome chiamata, la quale, per femina di villa, era da tutti bellissima riputata. Di costei caldamente s’innamorò Simplicio di Rossi, cittadino padoano. E perchè egli aveva la sua casa vicina a quella di Ghirotto, con sua moglie, che era gentile, accostumata e bella, per diporto in contado sovente se n’andava. E quantunque la moglie avesse molte condizioni che la facevano grande, nondimeno egli poco di lei si curava. E tanto era dell’amore di Giliola acceso, che nè di giorno nè di notte non sapeva che fusse riposo alcuno. Questi teneva l’amor suo nascosto nel suo cuore, nè osava in maniera alcuna scoprirlo, sí per temenza del marito e per la buona vita di Giliola, sí ancora per non dar scandalo alla prudente moglie.