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ciocché fissata definitivamente la linea e tutte le sue pendenze riferite a capistabili irremovibili, stabiliti i passaggi di tutti i corsi di acqua, e i modi d’intersezione con tutte le strade, determinata insomma ogni norma e concretato il progetto, si potrebbe, così assolutamente ma non affatto vantaggiosamente volendo, dividere la compilazione del piano esecutivo in più tronchi; conservata sempre per altro all’ingegnere compilatore del progetto stesso quella direzione e sorveglianza suprema senza della quale non è sperabile una compiuta riuscita.

Alla quale suprema direzione di un’opera tanto grandiosa, ed alla compilazione del qual progetto, è inutile poi d’avvertire quanto sarebbe in ogni rapporto per riuscir disadatto un ingegnere oltremontano od oltremarino, come qualche giornale si avvisò di suggerire. La mancanza di cognizioni topiche; la assoluta necessità in cui esso per conseguenza si troverebbe d’intraprendere e di premettere studii speciali e particolarizzati in tale proposito; il conseguente perditempo; la inscienza delle pratiche seguite ne’ nostri paesi per la esecuzione de’ lavori stradali; forse la nessuna cognizione della lingua (difetto che in argomento affatto tecnico, e dove il bisogno di usare esattamente e speditamente de’ termini relativi parlando con gente anche rozza ricorre ad ogni istante, riuscirebbe oltremodo dannoso ed imbarazzante); tutto insomma servirebbe ad inspirare per le operazioni di questo ingegnere un grado minimo di fiducia, e tutto anzi concorrer dovrebbe a far ragionevolmente dubitare dell’esito.

Ciò per altro non riguarderebbe ancora che l’interesse.

Ma noi Italiani, non inferiori mai nè per altezza d’ingegno, nè per ardimentosi intraprendimenti di ogni maniera, a nessuna delle altre nazioni, ed anzi assai spesso superiori a tutte, noi non vorremmo certo acconsentire come con poco patrio sentimento non arrossì di consigliarcelo recentemente un giornale, di ricevere neppure in questo caso, anzi di mendicare a qualunque condizione, come il giornale medesimo con nostra grande meraviglia soggiunge, direzione ed aiuto dallo straniero. Se i Francesi in Francia, gl’Inglesi in Inghilterra, i Belgi nel Belgio, i Tedeschi in Germania hanno atteso e sono riusciti nella costruzione delle strade a rotaie dei rispettivi paesi senza punto limosinare gli aiuti degli estranei, perchè vorremmo noi soli mostrare di essere in questa parte a tutti inferiori, e chiedere una assistenza che assolutamente non ci abbisogna? Rammentiamoci invece che degl’ingegneri italiani stanno allo stipendio degli esteri; e che tra noi non manca chi resosi già chiaro per estesissime cognizioni scientifiche e pratiche, e per avere anco studiato con diligenza ed amore sui luoghi nel corso di più anni il sistema di tutte le strade a rotaie di ferro costrutte sin ora in Europa, e per essere infine conoscitore delle circostanze locali e degli accidenti de’ terreni che la strada dovrà percorrere, è in grado di poter corrispondere con sicurezza e pienezza di successo alla confidenza che in lui venisse riposta, mantenendo anche in questa grande occasione nella sua maggiore purezza il patrio decoro e la gloria italiana.


6 maggio 1837.