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Alle sette pomeridiane precise i contorni e la stazione, fuori e dentro, erano affollati di carrozze e di spettatori. Il Milano ardente mandava dal cammino densi vortici di vapore: sprigionato da un piccolo robinetto, usciva quello con sibilo rauco ed acuto, solito segnale col quale l’Engin-man mette in guardia i viaggiatori e gli astanti che il traino sta per mettersi in moto.

La locomotrice, oltre al tender, rimorchiava due vaggoni pieni fitti di gentlemen e di signore. Trenta per ognuno, e sulla macchina e sul tender l'ingegnere direttore e un altro ingegnere, l‘’Engin-man, un ajutante macchinista, due fuochisti (chauffeurs) e quattro impiegati dell'ufficio tecnico. In tutto settanta persone.

Partiva il traino salutato dai giubilanti evviva dei circostanti, che pure avrebbero voluto partecipare della corsa se maggiore fosse stato lo spazio o il numero di carrozze.

Per due centinaja di metri la locomotrice s'inoltrò lenta e maestosa, ma tosto accelerò il suo moto, e lo spinse tratto tratto a a tal segno che poteva, senza esagerazione, dirsi maggiore di quello d’un cavallo in piena carriera.

Lo spettacolo era imponente. Il Milano, questo gigante di ferro e di fuoco, mandava scintille e vapore ben tosto convertito in istille d’acqua, che, indorate dal sole, cadendo riflettevano i colori dell’iride. I colpi dello stantuffo si alternavano ansanti, ed indicavano il maggiore o minor grado di celerità. Il tintinnio dei raili, il sordo fragore del pesantissimo convoglio, che poteva stimarsi a ben più di 40,000 kilogrammi tutto compreso, formavano per la vista, per l’udito, per l'animo del viaggiante un senso che più difficilmente si descrive che non si provi!

Ecco il conto esatto del tempo consumato nella prova: dal ponte della Gabella a Sesto minuti 16 (metri 6,860. 70). Fermata a Sesto minuti 8. Da Sesto a Monza minuti 17 (metri 6,010). In totale minuti 33 (metri 12,870. 70) senza la fermata; ovvero miglia metriche 7 1/5, equivalenti ad una posta ed 1/4.

Questo tempo sarebbe troppo lungo per una corsa regolare e senza arresto, che dovrà consumare non più di 16 minuti; ma è brevissimo per una corsa di prova, sopra una strada ferrata non per anco condotta al suo perfezionamento, e sulla quale trattavasi di condurre illese e senza accidenti 70 persone alla meta. L'ingegnere, ai fianchi dell’Engin-man, al presentarsi tratto tratto delle zone ove il terreno era di fresco smosso e non rassodato, faceva frenare la velocità, e poi animarla di nuovo, il che si è ripetuto varie volte, e grazie gliene sieno rese, perchè non era il caso di una bravata imprudente, coute qui coute, ma di convincere lo straniero che osserva con gelosia; di dare un'arra al paese che vi s'affida: e