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tranquillamente il suo sguardo sul manico, d’una gran pala da cucina. Papà Jaw s’agitò sulla sua sedia; e pensò bene di cambiar tattica, e prender di fronte la quistione. Riprese dunque:

“Ho inteso dire, diacono Enos, che il vecchio Jones vi ha giuocato una brutta carta a proposito di certo pezzo di terra.„

Il diacono serbò ancora il silenzio, ma Jaw non era tale da pigliar sgomento per così poco e ricominciò l’attacco:

— Il signor Abel, sapete, mi mise al fatto di tutta la faccenda e v’aggiunse, che non sapeva in qual modo aggiustarla... Ma io ho riflesso e gli ho detto: “Squire Abel, gli ho detto, io scommetto qualsiasi cosa, che se il diacono Enos m’affidasse l’affare troverei modo per uscirne vincitore, io gli ho detto, poichè io seppia trovare il bandolo in malasse molto più intricate, che non sia questa.„

Il diacono Enos persisteva nel suo silenzio. Papà Jaw, dopo aver alquanto atteso inutilmente una risposta, prosegui:

— Ma in vero, diacono, Enos, gradirei sentir da voi qualche particolar dettaglio.

— Io ho fermo in animo, di non proferir motto su quest’affare, disse il diacono Enos, in tuono affabile, ma talmente chiaro e significante, che papà Jaw conobbe aver più nulla a che fare da quel lato. Fu perciò che riprese il capitolo delle sue recriminazioni.

— Ebbene, ecco qui, diacono Enos, prese a dire Jaw mentre colla molla s’accingeva a raccogliere gli sparsi tizzoni e riunirli nel mezzo del focolare; ecco