Pagina:Stowe - Il fiore di maggio, 1853.djvu/58


51

gioia, o nel cordoglio, rimasi attonito innanzi una pietra intieramente annerita dagli anni, che recava questa iscrizione:

— Alla memoria del diacono Enos Dudley, morto al suo centesimo anno„.

Quell’epitaffio fece su di me un’impressione altrettanto più viva, che altra fiata aveva ben conosciuta la persona che ricordava. In quell’istante, pareami che il suo volto così placido e venerabile si presentasse a me, come alloraquando m’era dato vedere Dudley levarsi del suo seggio e composto e silenzioso inginocchiarsi a preghiera. Rammentai con qual passo tranquillo e misurato interveniva all’assemblea, ogni domenica, proprio dieci minuti prima dell’ora. Ricordai la sua imponente persona leggermente ricurva, i suoi begli abiti di festa color nocciola, dal largo collare, e le maniche larghe. Quando si sedeva, l’alto inginocchiatoio gli giungeva fino al mento, in modo che la sua testa argentata e rispettabile, somigliava, elevandosi al di sopra quel banco, alla luna che domina l’orizzonte. Quella testa avrebbe potuto servire di modello per un S. Giovanni; calva al vertice, le tempia erano adorne di ciocche di capelli ancora abbondanti, e d’una meravigliosa candidezza; che scendevano nobilmente sugli omeri, come gelata rugiada copre col suo cristallino ammanto i nudi rami d’una quercia semispenta.

Era giunto ad una tarda età, ed ogni ruga del suo volto sofferente pareva dicesse: “Ora, o mio Dio, che cosa sto io aspettando?„ Pure gli anni si incalzavano, e ognuno lo sorgeva esatto al suo posto, disimpegnando sempre con eguale alacrità i doveri del suo ufficio.