Pagina:Stowe - Il fiore di maggio, 1853.djvu/48


41

Il volto dell’infermo, che mentre James parlava, era sì alquanto ravvivato, riprese il suo pallore, dicendo:

“James, bisogna che io dico.... oh debbo dirlo a mio padre e mia madre.... Io debbo.... e come lo potrò io mai?

In questo mentre s’apre la porta e papà Tim entrò. Parve colpito dal pallore di Giorgio, e, avvicinandosi al suo letto, gli tastò il polso, e porto con inquietudine la sua mano alla fronte; poi essendosi più volte sforzato di raddolcire la voce, gli chiese se non sentivasi un po’ meglio.

“No, padre mio, disse Giorgio„ Poi presagli la mano, e fissando su di lui uno sguardo d’una sollecitudíne piena d’ansietà, parve esitare un’istante: alla fine proruppe “Padre mio, voi sapete che noi dobbiamo sottometterci alla volontà di Dio.„

Queste parole furono pronunziate con tanta espressione che fecero brillare la verità agli occhi del vecchio. Abbandonò la mano del figlio, e soffocando un grido angoscioso si volse precipitoso e lasciò la dolente camera.

Scorgendo il padre che stava innanzi la finestra della cucina, le braccia conserte, Grazia per distrarlo dalla sua disperazione, sclamò Padre mio! Padre mio!„

— Vattene, ragazza! rispos’egli bruscamentė.

— La mamma, manda a dirvi che la colazione è pronta.

— Non vo’ mangiare, disse volgendo in atto burbero le spalle. Sally, soggiunse poco appresso, che versi tu in quella tazza?

— Oh! non è che un po’ di thè per Giorgio, ciò lo rianimerà, e gli farà bene: Povero ragazzo!