Pagina:Stowe - Il fiore di maggio, 1853.djvu/46


39

sentiva la forza di disingannare i suoi vecchi genitori.

James passava frattanto la giornata presso del suo amico cercando colle sue parole e le sue azioni di sollevarlo e distrarlo. O James! quelli che non hanno non è guari veduto, sì bollente, impetuoso, non si riconoscono ora al passo sì ritenuto, l’occhio attento, la voce sì dolce, e nei movimenti così misurati attorno del malato? Perchè no, poichè si ebbero tanti esempi di persone, che come lui vivendo, sono divenute nel giorno della prova dei modelli di dolcezza e di divozione.

Eccoci intanto nella camera del malato; la luce del mattino comincia a mostrarsi. Tormentato dalla febbre Giorgio aveva passata tutta la notte senza riposare un istante; ma verso giorno, cominciò ad assopirsi. James era appresso il letto, contenendo il fiato dal timore di svegliarlo. Era ancor notte sebbene il cielo si tingesse della porpora dell’aurora e le stelle fossero quasi scomparse. Tosto il mattino annunciò il levarsi del sole, facendo penetrare nella camera attraverso una persiana, un vivido raggio. Quella luce, in luogo di tanto dolore, somigliava l’occhio del celeste padre, che veglia su di noi, quando scompajono tutti gli umani affetti.

Giorgio svegliossi bentosto; il suo volto esprimeva la calma; levò gli occhi al cielo, sommessamente mormorando questi versi del poeta:

     Il soave immortal nunzio del giorno
     Spande i suoi fochi delle sfere intorno.

1

  1.      The sweet, immortal morning sheds
         Its blushes round the spheres.