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vimenti con quella tenera sollecitudine che ispira la debolezza dell’infanzia. Egli soffriva ancora, riguardando suo padre, il suo singolar padre, di cui tutta l’ambizione terrestre si limitava al successo ottenuto dal figlio giacchè bentosto doveva estinguersi la fiamma della loro vecchiezza.
Quando il giovane ministro ritornava della cappella dopo un sermone trionfante, era tristo il vedere il suo vecchio padre, sì felice nel fondo, nascondere la sua gioja e dire sedendosi:
“Giorgio, questo sermone potrebbe essere discusso più o meno; ma voi pensate di essere un’autorità inconfutabile. Io sarei veramente curioso di sapere come possiate saperne più voi che noi.„ Le spiegazioni di Giorgio erano chiare, nette, precise; ma il vecchio si taceva senza confessare la sua disfatta, contento internamente d’aver fornito a suo figlio l’occasione di mostrare il suo sapere e la sua eloquenza.
Se Giorgio si trovava immischiato in qualche discussione, il vecchio suo padre si sedeva a lui vicino col capo inchinato a terra, ma sotto le sue sopracciglia fuggivano furtivamente degli sguardi di benevolenza, che esprimevano e il tenero interesse pel figlio e il desiderio modesto di non mostrare questo interesse. I segni d’affezione che ci vengono da persone naturalmente dolci e tenere sono lontane dal toccare tanto quanto quelle che ei vengono da persone dure e severe; così Giorgio era molto sensibile alle manifestazioni segrete dell’orgoglio e dell’amore paterno.
— Giammai, si diceva Giorgio, la figura di mio padre ha vestita questa espressione, e che diverrà egli se io muoio?