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re il ministro più d’avvicino e per intenderlo più facilmente. I fanciulli riguardavano anch’essi all’esempio dei loro parenti. In un banco appartato posto in faccia all’altare si vedeva papà Tim, la figura atteggiata a raccoglimento e gravità, al suo fianco Sally, felice quanto lo può essere una madre in simile circostanza, e madamigella Grazia che alzava il suo dolce viso verso suo fratello, come fanno i fiori verso il sole. Si vedeva nella gallèria la faccia del nostro amico James, che nella sua gioja sembrava incerto fra l’inquietudine e l’attenzione. Infine giammai un uditorio più raccolto si riunì per salutare l’esordire di un predicatore. Nella fervente annegazione di sè stesso, che caratterizza i primi esercizii religiosi del mattino, gli assistenti scoprivano che non faceva che ubbidire ad una legge soprannaturale e si sentivano sotto un’influenza irresistibile.
Le parole del giovane ministro, magnifiche per la poesia orientale di cui erano improntate, eloquenti per la sua stessa emozione, contenute e forti, impressionavano l’uditorio, come l’avrebbe potuto fare una nobile toccante armonia; invitava al silenzio ed a pii sentimenti con una forza dominatrice. Il sermone fu rimarchevole per il vigore dell’espressione e la possanza dei ragionamenti in conformità col carattere dei sermoni dei ministri della Nuova Inghilterra, che fanno correre su due linee paralellee gli argomenti e le prove; e fu improntato di quella sensibilità profonda, quantunque per metà compressa, colla quale fu pronunciato.
L’eccessivo pallore del suo volto, la sua voce tre-