Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
23 |
gella Grazia che la giovanetta, imbarazzata, mise bene un quarto d’ora a snodare il nastro del suo cappello.
James che non aveva cessato un momento di fare lo spiritoso con papà Tim, volle discendere quindi in giardino per contemplare le cose ammirabili che vi si trovavano; passeggiò in seguito tutto all’intorno, arrestandosi a ciascun istante, alzando gli occhi in aria in segno di soddisfazione straordinaria, come se non avesse giammai in sua vita veduto un giardino comparabile a quello che percorreva; poi avendo esaminato il pomajo favorito da papà Tim coll’espressione del più vivo interesse, esclamò, dopo essere stato qualche tempo in contemplazione davanti questo magnifico pomajo:
— Qual è il nome, di grazia, delle poma di questo albero meraviglioso?
— Si chiamano, io credo, campanelle, o qualche cosa di simile, disse papà Tim.
— Ma ove vi siete voi procurato questo albero? Io non ho veduto giammai delle poma di questo genere, disse James continuando a fissare i suoi occhi sull’incomparabile pomajo.
Per testimoniare all’ammiratore del suo giardino, come egli tenesse poco conto delle sue interijezioni laudative, papà Tim, durante questa serenata monotona, aveva sradicate delle cattive erbe e le aveva gettate al di là della siepe; poi, essendosi avvicinato a James, aveva rilevata l’ultima esclamazione e pronunciò quindi queste parole sì calme come sempre:
— Quest’albero non ha niente di ammirabile, che io sappia.