Pagina:Stowe - Il fiore di maggio, 1853.djvu/273

266

conchiudeva qualmente Samuele allo scorgere Davidde, lo cosperse d’olio santo, ciò che fece dire a Jefte di non essersi giammai tanto ingannato in vita sua.„

Papà Morris impiegava con molta efficacia il suo talento a sgridare. Nell’orto suo v’avevano di molte pesche, che attraevano visite troppo frequenti e troppo indiscrete di giovinetti da dieci ai dodici anni.

Per porre un limite a quelle visite, intercalò in un sermone, che fece una domenica nella sua piccola parocchia, il racconto d’un viaggio che aveva testè fatto.

Disse: “Sulla strada, avendo gran caldo, e gran sete, mi venne veduto un bell’orto riempiuto di pesche, che, solo al mirarle, fa cevano scorrere l’acquolina in bocca. Allora m’appressai alla siepe e volsi attorno lo sguardo, giacchè non avrei voluto, per nulla al mondo, prenderne una sola senza il consenso del proprietario. Finalmente, scorgendo un’uomo gli dissi: Brav’uomo, vorresti darmi un pajo delle vostre pesche? Il brav’uomo si accostò e mi riempì il cappello di frutta: e mentre colà mi riposai a mangiare, gli chiesi: Brav’uomo come fate a conservare le vostre pesche?

— Conservare le mie pesche! che volete voi dire?

— È come chiedervi se i ragazzi non ve le rubano?

— I ragazzi! rubare le mie pesche? oh! giammai.

— Ebbene! signore, gli diss’io, io ho un giardino pieno di pesche, e non posso mai raccogliere più della metà, e qui la voce del vecchio divien fioca perchè i ragazzi della mia parocchia me le rubano.

— Ma, signore, mi diss’egli, i genitori di que’ ragazzi non impediscono a’ loro figli di rubare?„

A tale inchiesta un sudor freddo mi colse e gli dissi: Credo di no.