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Riguardo al servizio di tavola, i bicchieri e le bottiglie sembravano sempre sucide, i tondi non erano mai nè ben lavati, nè bene asciutti, a meno che non vi mettessi mano io stessa. Quanto al mangiare ed al bere noi passammo in mezzo a prove immaginabili.
Finalmente la vecchia Tibbins, sparve dalla scena. Fu rimpiazzata da una giovane capace, attiva, intelligente, con un umore pieghevole come l’acciajo. Stette da noi una settimana e poscia sparì in un accesso di collera. A quell’amazzone tenne dietro un’altra figlia della rosea tinta, con naturale buono, ed un’indole gaja. Nella sua gioja infantile rompeva bicchieri, tondi, ecc., faceva buchi nella biancheria nello stirarla: rovesciava sossopra ciò che le capitava tra piedi ne’ suoi andirivieni, conservando sempre un’inalterabile serenità. Una sera, scesa in cantina, dimenticò di mettere la spina ad un barile di melassa, e risalì le scale cantando, in modo che la melassa essendosi durante la notte versata, il barile si trovò alla mattina in uno stato d’universale emancipazione. Dopo così bel colpo ebbe la sventura di lasciar cadere un piatto, su cui stava un magnifico servizio di porcellana. Allora senza dubbio s’accorse che la sua campagna era finita, ed andò a piantare più lungi i suoi quartieri d’inverno. Un compenso a tante prove m’era alla fine serbato. Un bel mattino un’avvenente ed amabile persona, perfettamente al fatto del servizio, ed esperta nel fare pasticci e manicaretti d’ogni specie, venne a propormisi per domestica. “Ora, dissi fra me e me, potrò alla fine riposarmi da tante fatiche.„
In fatti non appena quella brava persona prese pos-