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case della città. Tacqui per allora e risolsi d’aspettar l’indomane. La colazione senza dubbio non fe’ molto onore ai talenti della mia cuciniera, ma era la prima volta ed il posto erale nuovo. Finita la colazione, diedi gli ordini pel pranzo che consisteva semplicemente in un pezzo di vitello allo spiedo. L’abile cuoca mi guardò con aria stupefatta. Lo spiedo è là, le dissi io segnandole a dita quell’utensilio di cucina.

Si avvicinò allora all’oggetto designato con aria di dubbio e di inquietudine, come fosse stato una batteria elettrica, e volse attorno uno sguardo di così profonda ignoranza, che ne fui tocca fino all’anima.

“Non ho mai visto una cosa come questa, diss’ella.

— Non avete mai veduto uno spiedo? sclamai io. M’avevate pur detto d’aver servito in due o tre famiglie.

— Ma essi non avevano di simili apparati„ rispose la vecchia.

M’accorsi allora che altro non mi restava che porre in ordine io stessa il pezzo di vitello, e dopo aver lasciato gli ordini i più precisi, salii al piano superiore per sorvegliare Kotterin, a cui aveva affidato di porre in ordine la stanza. Fino allora io non aveva mai supposto che vi potessero essere due maniere per fare un letto, e non aveva nemmeno immaginato che si fosse potuto pervenire, disponendo i cucini, i materazzi, le preponte e le coperte, a dare al letto l’aspetto senza nome, che m’offrì il mio, quando entrai nella stanza. Kotterin vide la mia sorpresa senza farne le meraviglie.

In quel mentre si suonò alla porta verso strada.