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allora mestieri di ausiliarii. La questione era di sapere in qual luogo, ed in qual maniera procurarci simili ausiliari. Noi conoscevamo pochissime persone nella città. Come fare? Alla fine ci si parla d’un officio di indizii. Nel corso d’una settimana mio marito vi fu registrato regolarmente tutti i giorni, mentre io mi ammazzava ogni giorno dall’eccessiva fatica che mi davano le cure domestiche.

Una sera, era affatto spossata, quando mio marito entrò nella camera, dicendomi “Finalmente, Margherita, ho ritrovati due domestici, una cuoca ed una cameriera.„ In così dire introdusse una piccola vecchia che aveva il naso ingombro di tabacco, ed una grande donzella olandese, dallo sguardo spaventato, e che stavasene colla bocca aperta. Aveva in capo un cappel verde con nastri rossi. Pure, dirizzai loro qualche parola di incoraggiamento, cominciando a richiederle de’ loro nomi, quando la vecchia prese a parlar nel naso, ed asciugarsi il viso con un lembo d’un vecchio foulard di seta, il tutto a modo di preambolo; mentre la giovane spalancava maggiormente la bocca, e gittava gli occhi attorno alla stanza, con aria spaventata, come se volgesse in animo di scapparsene. Dopo qualche preliminare, seppi che la vecchia era la signora Tibbins, e la mia Ebe chiamavasi Kotterin; seppi del pari che ella parlava meglio l’olandese che l’inglese, ma che in monte non sapeva parlar bene nè l’una nè l’altra lingua. La vecchia era cuciniera. Chieste alcune informazioni, le dissi:

“Avete già altre volte servito come cuoca?

— Sì, signora, certamente„ e nominò due o tre