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uomo, come un uragano continuo, borbottava mai sempre in ogni occasione: ma in fondo non regnava nė governava in casa sua; a Grazia solo era serbato il privilegio di tutto regolare, ordinare, e regina domestica pel fatto, vedeva svanire, come bolle di sapone, le velleità d’un’opposizione senza forza, che non si manifestava, che per dar sfogo ad un umore bisbettico. Il seguente dialogo sarà prova di quanto si è detto:

— Papà, disse un giorno Grazia a suo padre; desidero di dare un pranzo, da ventura settimana.

— Non voglio sentir parlare di pranzi, Grazia; non mi sono ancora scordato che vi vollero ben quindici giorni, dopo l’ultimo pranzo che hai dato, per consumare tutti gli avanzi, che ci son rimasti. Son risoluto a non voler sentir mai più discorrer di pranzi.

E dopo un tal ordine fulminato colla sua voce la più grossa papà Tim usciva, e la moglie e la figlia si accinsero a preparare pasticci e manicaretti d’ogni specie, che destinavano al progettato pranzo.

Quando papà Tim ritornossene a casa, ciò che prima gli cade sott’occhio fu la lunga fila de’ pasticcetti in bell’ordine disposti sul tavolo di cucina.

— Grazia, Grazia, Grazia, sclamò papà Tim, alla vista di quell’imprevisto apparecchio, perchè tutte queste paste per oggi?

— Ma per cibarle, disse Grazia con un accento ingenuo di profonda convinzione.

Papà Tim avrebbe voluto sfogare il suo mal umore; ma avendo volto lo sguardo sulla figura raggiante del eccellente sua figlia, perdè la bussola, sentendo internamente estinguersi ogni, prurito d’opposizione; e,