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quella prova venne a visitarla, la povera donna ritirò dal servizio una delle sue figlie, per attendere a compiere il suo lavoro, e curarla al tempo istesso. Fu a quell’epoca che s’apre il racconto, che senza digressioni ora continuiamo. Già era scorsa una settimana dal giorno che Ames fu costretta a porsi a letto, ella si era quel giorno stesso alzata per la prima volta; è ben debole ancora; e quando si volge lo sguardo a quell’aspetto pallido e sofferente, ben si comprende di qual pregio è per lei il vecchio seggiolone, a cui fu dato per ausiliare un soffice origliere, che si piega sotto il peso del corpo, rattratto dalla fatica, e che la febbre non ha per anco abbandonato. Ma ella ben sa che la fine del mese si avvicina, e che le sarà mestieri pagare l’affitto, e tale idea, poichè ella non vuole prescindere dalla sua ordinaria puntualità, stende i suoi nervi e ne rianima l’energia. Ma presto, stanca di tagliare, di misurare, di muover l’ago, si abbandona allo schenale del seggiolone, e gli occhi suoi si posano sulla macra figura di sua figlia.
“Elena, fanciulla mia, diss’ella, voi avete male al capo cessate dal lavorare così assiduo„.
— Oh! no! io non soffro molto rispose colei con premuroso affetto pel timore che la madre non si fissasse nell’idea ch’ella fosse in preda ad un violento dolore di capo. Povera giovane! Se fosse rimasta nella situazione ove nacque, in luogo d’essere inchiodata su di una sedia come allora, se ne andrebbe a dritta ed a manca per la via, dai signori, nelle botteghe, e, nel godimento della vita, come tutte le giovani di quindici anni, avrebbe delle avvenenti compagne — farebbe e