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nienze e del rispetto di sè medesimi. Esse combatterono contro il loro destino con silenziosa calma tutto soffrendo, tutto sperando e preferendo sobbarcarsi a grandi privazioni anzichè mettere un lagno, o confessare a sè medesimi che i loro più grandi sforzi non bastano a’ propri bisogni.
Soffermatevi meco un istante alla porta di quella casa laggiù di meschino aspetto. Una cameretta in essa è abitata da una vedova con sua figlia, e tutta la loro esistenza dipende dal lavoro del loro ago. Quella stanzuccia racchiude ogni loro sostanza: ognuno di quei mobili costò di molte fatiche; non avvene un solo il cui acquisto non sia stato risolto dopo serie riflessioni; non uno il cui prezzo non sia stato l’oggetto di profondi calcoli. Tutto è ordinato colla massima cura e la più grande pulizia: ed i mobili i più splendidi d’una sala di moda non sono garantiti da qualsiasi sfregio con sollecitudine pari a quella che è posta a conservare intatto un armadio lucidato all’incausto, un fusto di letto, ed un vago tavolino di legno di rosa. Anche il pavimento aveva potuto altra fiata vantarsi d’esser coperto da un tappeto: ma il tempo, il vecchio tempo vi aveva mosso guerra, facendo ora un buco nel tessuto o sfilacciandolo in molti luoghi: e, sebbene si avesse risposto a quegli attacchi con infaticabili rattoppi, non si può a meno di non riconoscere a chiare note su di lui il marchio d’un’implacabile vetustà. Un buon vicino, è ben vero, diede un lembo di stoffa usata, che fu tosto acconciato e steso a coprire un foro che si mostrava proprio nella parte in faccia all’entrata. Quel tappeto, così variegato da differenti pezzuole a colori,