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tanto gioviale, nè di più lieto umore e prese a credere che la cugina Maria fosse capace di porre talvolta un uomo nell’imbarazzo.


Si allontanò, ed avvicinandosi al vecchio Zaccaria Coan prese a discutere sulla cultura del grano turco soggetto che per fermo esigeva una grande profondità di pensiero, poichè Guglielmo non era mai sembrato più grave, per non dire più melanconico, Maria, volgendo gli occhi sopra di lui, fu colpita dell’espressione triste e quasi tetra con cui porgeva ascolto al signor Zaccaria, e stette persuasa ch’ei non pensasse al grano turco, più di quello che se ne occupasse ella stessa.

“Io non ebbi mai l’intenzione di affliggerlo tanto, pensò fra sè; e poi, fu sempre con me grazioso. Ma a me e non ad altri doveva parlare.„

Poi, volse anco una volta lo sguardo al cugino.

Guglielmo taceva, stando seduto a contemplare un lume con un’ostinazione che di nuovo confuse la giovinetta, e la spinse a farsi nuovi rimprocci.

“Certamente, mia zia aveva ragione, diss’ella. Non si può sempre padroneggiare la mente. Io mi sforzerò di dimenticare i suoi torti.„

Non convien credere però che Maria rimanesse silenziosa e distratta durante il soliloquio. No di certo: garrula e sorridente pareva la persona la meno preoccupata della sala. Così trascorse quella sera fino all’istante in cui la società si sciolse.

“Sono agli ordini vostri per accompagnarvi, disse Guglielmo con una cortesia fredda e quasi fiera.

— Ve ne son grata, rispose la giovane sull’istesso tuono, ma ho in animo di passar qui la notte...„ Poi ad un tratto cambiando inflessione di voce: